ONORE A DI BATTISTA. UN GESTO NOBILE E RADICALE ALLA FACCIA DI RENZI. SENZA IL LORO ORATORE, TOCCHERÀ A GRILLO E A DI MAIO IL COMPITO DI COLMARE IL VUOTO
Nella politica italiana ci sono personaggi bulimici di potere
e assetati di poltrone pronti a fare carte false pur di entrare in
Parlamento.
Penso a Matteo Renzi, il quale promise in caso di
insuccesso referendario sulla riforma costituzionale, di cui ne aveva
fortemente personalizzato impostandolo in un plebiscito su se stesso e sul
governo, che si sarebbe ritirato dalla vita politica. Dopo la pesante scoppola
al referendum, si è dimesso da premier, e, in seguito, da segretario del Partito
Democratico. Ma, passata la sbornia referendaria, ritratta la promessa data
alla stampa nazionale e agli elettori italiani e si tuffa subito nel mare delle
primarie per la rivincita riprendendosi trono e comando del quartier generale e
puntando ad un nuovo inciucio di governo con Silvio Berlusconi alle
prossime elezioni politiche con lo scopo di mettere fuori gioco il Movimento
Cinque Stelle e di bruciare a Luigi Di Maio le ultime
ambizioni di diventare capo del governo visto che i risultati in Sicilia e
ad Ostia certificano che a contendersi il governo del paese
sarebbero il centrodestra e il movimento di Beppe Grillo con
il PD dietro l'angolo a seguire la partita da spettatore per
fare il tifo all'ex Cavaliere.
C'è chi come Alessandro Di Battista fa la
scelta opposta scoprendo che fuori dai palazzi c'è vita pur continuando a fare
politica dall'esterno senza lasciare il Movimento di cui si fida ciecamente e a
cui non farà mancare il suo contributo nella prossima campagna elettorale. Una
mossa rischiosa rinunciare il secondo mandato e scomparire politicamente per
una lunga pausa, ma lui accetta il rischio per dedicarsi completamente ai libri
e alla prole, cosema più importanti di una poltrona in Parlamento.
Una scelta radicale e drastica, a cui dobbiamo toglierci il cappello.
Chiariamo e precisiamo un dettaglio: non esiste nessun dualismo con Di Maio.
Questi è il candidato premier naturale perché è in grado di convincere anche i
moderati, mentre Dibba è l'uomo che arringa le piazze e buca
lo schermo. La sua decisione di uscire dalle scene l'aveva maturata tempo fa e
non è una novità. Non vedeva l'ora che finisse la legislatura per annunciare il
suo ritiro momentaneo dalla politica dei palazzi e godersi la vita di cui ama
follemente. Le altre dietrologie nei suoi confronti sono sterili e
fallaci.
Non saprei se senza il loro frontman il Movimento
Cinque Stelle avrà ripercussioni in termini elettorali, ma è certo che
la sua assenza in Parlamento si sentirà fortemente.
Adesso toccherà a Di Maio e a Grillo il compito di colmare il
vuoto in attesa dell'ascesa in campo di Dibba o nel 2023
come jolly di riserva se lo stesso Di Maio dovesse fallire alle prossime
elezioni senza contare che il prossimo Parlamento potrebbe durare pochi mesi in
caso di pareggio o di ingovernabilità oppure al posto di Virginia
Raggi qualora la situazione giudiziaria della sindaca di Roma dovesse
complicarsi in malo modo (in caso di processo e
di probabile condanna in primo grado, è obbligata a lasciare l'incarico visto
il nuovo regolamento dei Cinque Stelle modificato un anno fa), per
tentare di riprendere la Capitale e proseguire il lavoro svolto dalla giunta.
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