Tre giorni dopo dal referendum greco che ha visto il 61%
della popolazione greca votare per OXI (No) alla proposta di accettare il piano
dei creditori e quattro giorni dal vertice Ue fissato domenica la momento non c'è stato ancora
nessun accordo tra le parti.
Nella giornata di ieri al Parlamento Europeo il premier
greco Alexis Tsipras ha invocato una riduzione del debito pubblico un taglio
del debito per poter restituire i soldi come è successo con la Germania quando
è uscita sconfitta dalla seconda guerra mondiale e ha avanzato, tramite
suggerimento del neo-ministro delle Finanze Euclide Tsakalotos che ha preso il
posto del dimissionario Yanis Varoufakis, ha avanzato la richiesta di nuovi
aiuti inviata al fondo Salva Stati Esm per un prestito triennale, ribadendo di
voler introdurre nuove misure per la lotta contro l’evasione fiscale e di voler
abolire le baby-pensioni però attacca l’Europa colpevole di aver usato il paese
ellenico come cavia di esperimenti per l’austerity e rimarca che i fondi ricevuti dall’Unione
Europea hanno nutrito le banche greche non il popolo.
Il day after dal celebre discorso all’Europarlamento, il
governo greco guidato dalla sinistra radicale Syriza ha presentato un piano di
12 miliardi di riforme per il prossimo biennio nel tentativo di evitare una
ricaduta nella recessione, dopo lunghi mesi di trattative con i creditori. Sul
tavolo sono presenti l’incremento delle
aliquote per le imprese e aumento dell'Iva.
A rivelare il pacchetto di riforme è stato il quotidiano
Kathimerini, precisando che invece di una crescita dello 0,5% quest'anno, dopo
mesi di incertezza e quasi due settimane di controllo dei capitali significano,
si può parlare "di una recessione di circa il 3%". "Si stima -
ha scritto il quotidiano greco - che le misure di 8 miliardi di euro che la
Grecia ha presentato per il 2015 e 2016 dovranno essere incrementate di due
miliardi all'anno, raggiungendo un totale di 12 miliardi in due anni".
Secondo un altro giornale, Naftemporiki, ci sarebbe anche il
dettaglio di alcuni interventi previsti: la tassazione per le aziende salirebbe
dal 26 al 28%, l'Iva sui beni di lusso dal 10 al 13% (insieme all'aliquota del
23% per gli alimenti, i ristoranti, i trasporti e alcuni servizi sanitari);
quella sugli hotel dal 6,5 al 13%. Come riporta il quotidiano greco, le isole continuerebbero a
beneficiare degli sgravi fiscali che per i creditori sarebbero invece da
rimuovere. Gli stessi quotidiani ammettono che questi pacchetti probabilmente
incontrerebbero l'opposizione dell'ala radicale di Syriza, ma Tsipras, dopo il referendum ha
incassato il sostegno di cinque partiti (oltre a Syriza e gli alleati al governo, i nazionalisti di destra di Anel, anche i socialisti del Pasok, il partito di centrosinistra To Potami e Nea Dimokratia, il partito che fu dell’ex premier Samaras) perchè porti avanti le trattative per cercare una conclusione. Per questo, il governo potrebbe comunque incassare anche l’approvazione delle misure, nonostante un’eventuale opposizione interna.
La palla spetta ai creditori internazionali che dovranno valutare se le proposte sono sono accettabili per permettere ad Atene di accedere al terzo piano di salvataggio dallo scoppio della crisi economica. Nel caso contrario senza un accordo alla scadenza di quel ultimatum si profilano scenari preoccupanti: bancarotta o Grekit che significherebbe l'uscita della Grecia dall'Euro e dall'Unione Europea.
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