I brindisi e i festeggiamenti insieme ai componenti e attivisti locali pentastellati per la conquista della Capitale d'Italia ne rimangono soltanto un vago ricordo. Infatti, al suo insediamento al Campidoglio, Roma non è cambiata per nulla: paralizzata e in uno stato di abbandono abnorme nel quale essa non ha trovato ancora una cura per risollevare la città dal degrado. In verità è difficile capire se la città, su tutti gli aspetti, è migliorata o viceversa. Certo in sei mesi non si possono pretendere miracoli e riforme, ma chi ha votato Cinque Stelle, chiedevano discontinuità, cambiamento e un taglio netto col passato. In realtà, nonostante il no alle Olimpiadi e quindi un no alle nuove colate di cemento e allo sperpero di denaro a cui imprenditori e palazzinari potevano partecipare alla grande abbuffata, Lady Virginia paga a carissimo prezzo per l'immobilismo in cui versa la capitale e per le scelte e decisioni scellerate in contrasto ai principi e ai vertici del movimento.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è successo il giorno successivo, all'autosospensione (una formula che non esiste in chiave giuridica: o si dimette dall'incarico oppure resta al suo posto dato che è soltanto un atto di garanzia non equivale ad una condanna) del sindaco di Milano Giuseppe Sala indagato per falso materiale e ideologico nell'inchiesta sul maxi-appalto dell'Expo, quando nelle ore mattutine i carabinieri mettevano le manette a Raffaele Marra, insieme al costruttore Sergio Scarpellini, per vicende legate alla compravendita di una casa Enasarco nel quartiere di Prati Fiscali da parte della moglie dell'ex finanziere e braccio destro della Raggi e alla ricevuta di una tangente da 367 mila euro da Scarpellini stesso. Fatti estranei e precedenti all'attuale amministrazione, infatti risalgono nel 2013, nell'ultimo anno della legislatura guidata dalla destra di Gianni Alemanno.
La sindaca non è coinvolta nella vicenda e non è momentaneamente indagata, ma sull'accaduto di venerdì scorso anche lei è responsabile. Ha difeso a spada tratta Marra dalle inchieste giornalistiche e da chi all'interno del suo movimento (in particolare Roberta Lombardi) l'aveva avvertita del rischio che rappresentava l'ex consulente all'agricoltura di Alemanno, ma aveva il cerume nelle orecchie, piuttosto che rimuoverlo dall'incarico, ha fatto di testa, peccando di presunzione e godendo troppo di autonomia rispetto all'ideologia di cui ne fa parte dove si incarnano i valori della trasparenza e dell'onestà tanto cari al M5S, prima l'ha voluto nel suo gabinetto e poi l'ha promosso ai vertici del personale del Comune così da consolidargli lo scudo dell'immunità. Se lo avesse allontanato qualche mese fa, quando Marra, il vero sindaco di Roma, aveva acquisito notorietà, ad oggi non saremmo in una situazione drammatica, pure un bambino si sarebbe accorto che era il virus che infettava il movimento.
Tornare indietro oramai è troppo tardi.
Non bastano le scuse in conferenza stampa, rimuovere gli ultimi rami secchi del cosiddetto raggio magico dopo aver subito il cazziatone da Beppe Grillo, ora è il momento che cambi marcia, anzi deve cambiare percorso il prima possibile sennò un uomo barbuto con la parrucca grigia estrae il cartellino rosso per condannati la zavorra del Movimento Cinque Stelle e disperditrice di voti alla Maria Elena Boschi.
Signorina Virginia, per Natale le consiglio una cura costituente prima di intraprendere il cammino per riportare la Capitale nell'eterno splendore.
Per quanto riguarda coloro che vogliono andare subito al voto, non si può e non funziona così poiché serve una nuova legge elettorale, e non converrebbe nemmeno al movimento pentastellato, sprovvisto di una classe dirigente credibile basti pensare alla situazione caotica in Campidoglio e di una squadra di governo con un programma realizzato dalla rete.
Per queste ragioni, servirà un certo tempo.
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