«Questa volta sono voti veri, nel 2013 c'erano le truppe
cammellate dei capibastone poi arrestati» Così si giustificò il
presidente del Partito Democratico e commissario del medesimo
partito a Roma Matteo Orfini sulla bassa affluenza alle
primarie romane, che hanno visto la vittoria (ormai scontata) del renziano
della prima ora e vice-presidente della Camera Roberto Giachetti.
Quindi nelle precedenti votazioni che elessero il povero ed ignaro Marino, appoggiato dallo stesso Orfini, principale sostenitore della campagna elettorale del 2013 per poi sostenerlo nella necessità di rovesciare Campidoglio come un calzino perchè troppo ingenuo in diverse circostanze e troppo invadente nel partito, e nelle parlamentarie alla fine del 2012 con l'umil e povero Bersani, segretario e leader della coalizione del centrosinistra, per la scelta dei candidati al Parlamento in cui il barbuto con la voce di D'Alema e sosia nello spot dell'Amica Chips si posizionò nelle primissime posizioni con quarantamila voti (primo arrivò Stefano Fassina con 14.000), i risultati erano buoni o c'è una forte presenza di truppe cammellate dei capibastone o zingare?
Ma il tempo passa e le cose mutano, e per lui se va meno gente a scegliere il loro candidato che gli rappresenta vuol dire che è successo e il voto è pulito, ma invece non è nemmeno così come ha rilevato al Messaggero un dirigente nazionale del Pd sul gonfiamento delle schede bianche per cercare di aumentare l'affluenza e come si è visto nel video realizzato dai bravi giornalisti del sito Fanpage.it dove a telecamere chiuse riprendevano alcuni consiglieri del PD napoletano mentre davanti ai seggi offrivano una sorta di rimborso spese (un euro ciascuno) ai cittadini più o meno casuali sollecitando a votare il nome di Valeria Valente, altra renziana di ferro proveniente dalla dinastia bassoliana risultata poi vincitrice delle primarie per concorrere a Palazzo San Giacomo sconfiggendo clamorosamente e sorprendentemente per circa 500 voti il padre-fondatore Antonio Bassolino.
Ma non è una novità e non si sorprende. Era già accaduto
cinque anni fa quando Bersani, chiamato ad intervenire la raffica di brogli e
accuse nelle votazioni, chiamò immediatamente il Prefetto per annullare la
vittoria di Cozzolino su Ranieri a causa
della presenza dei cinesi in coda senza permesso di soggiorno e di infiltrati
di centrodestra tra gli elettori spianando così la strada alla Rivoluzione
arancione di Gigio De Magistris e poi lo
scorso anno con la Paita nelle regionali ligure. Da quegli
errori si pensasse che il PD abbia imparato la lezione con la speranza di
trasformarli in un momento costruttivo e di crescita e eppure dalle notizie
degli ultimi giorni il quadro appare differente.
Il duo pappagallo (Orfini-Serracchiani) afferma che a Napoli non ci sono stati "inguacchi" nei sedi di partito e, una volta esauriti gli argomenti, i dirigenti nazionali impartiscono ai parlamentari e consiglieri (regionali e comunali) l'unica regola di comunicazione ovvero quella di accusare gli altri partiti sulla scelta dei candidati nelle rispettive selezioni e difendere i loro elettori napoletani, distratti dalle monetine dei consiglieri presenti fuori dai seggi.
Cari onorevoli del Partito Democratico, non prendeteci i
fondelli e dite la verità ai vostri elettori: sulla questione morale ve ne
infischiate da sempre e dunque preferite candidare chiunque anche Totò
Riina o Jack Lo Squartatore ,e vincere con qualsiasi
mezzo anche ricorrere all'imbroglio o soprattutto all'elemosina alzando pure la
posta in gioco (uno, dieci, cento euro) per chiedere in ginocchio ai passanti
di segnare la croce sopra la scheda elettorale sul nome della Valente.
Il gioco è fatto e mette scuorno non Napule e i suoi vizi, ma la classe politica, pur di salvare la propria reputazione, sceglie di farsi un bagno nell'acqua sporca.
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