Il 21 Settembre 2016, Virginia Raggi non ha badato all'orgoglio nazional-sportivo dell'elettorato romano riguardo la candidatura di Roma alle Olimpiadi 2024, in cui ha manifestato la sua contrarietà alle nuove colate di cemento e allo sperpero di denaro dal quale imprenditori e palazzinari potevano partecipare alla grande abbuffata, mantenendo fede l'impegno preso con i cittadini capitolini durante la campagna elettorale. Scelta coerente e saggia, condivisibile il suo ragionamento sul quale la città non è in grado ad ospitare un evento straordinario come tale: prima bisognerebbe risolvere i problemi per cui lucra la Capitale, poi dare spazio alle grandi opere.
A Gennaio, è riuscita, sul filo del rasoio, a salvare la sua scialuppa dall'ombra del commissariamento incassando il parere favorevole sul bilancio dall'organo dei revisori nominati dal commissario Tronca, dopo la bocciatura nel 20 Dicembre scorso, e approvandolo prima dell'inizio del mese successivo.
Bene, brava, bis, ma, nonostante ciò non basta per risollevare la città capitolina dal pantano; guai certo non causati dalla Raggi, bensì dai maggiori partiti centrodestra e centrosinistra, delle quali presentavano al loro interno persone corrotte e anche amiche con la malavita organizzata, che nel frattempo spolpavano giorno dopo giorno fino all'osso la povera lupa.
Attribuire le colpe alla sindaca sul degrado di Roma e pretendere in otto mesi miracoli e riforme, è da disonestà intellettuale. Si chiedeva un taglio netto col passato e discontinuità con il vecchio sistema che ha portato alle macerie la Capitale d'Italia.
Tuttavia, anziché portare nella sua valigia aria di rinnovamento, ha dimostrato di essere politicamente analfabeta proseguendo sulla continuità portandosi appresso i suoi uomini di fiducia, Salvatore Romeo, ex capo della segreteria della Raggi con stipendio triplicato vicino al Movimento Cinque Stelle romano durante la legislatura Marino per il suo lavoro quotidiano e per le sue battaglie politiche tanto vicino da poter essere qualificato come quinto consigliere ombra, e Raffaele Marra, l'uomo che ha aperto le porte al Campidoglio arrestato il 17 Dicembre per vicende legate alla compravendita di una casa Enasarco nel quartiere di Prati Fiscali da parte della moglie dell'ex finanziere e alla ricevuta di una tangente da 367 mila euro dal costruttore Sergio Scarpellini; fatto estraneo e precedente all'attuale amministrazione, infatti risalgono nel 2013, nell'ultimo anno della legislatura guidata dalla destra di Gianni Alemanno.
A mettere i bastoni tra le ruote c'è anche l'accanimento eccessivo e martellante dei media e da parte della politica su qualunque cosa, anche se, in parte, ci ha messo del suo quando ha goffamente pasticciato con le nomine nella giunta (più indagati che assessori) e difeso a spada tratta l'allora assessore all'ambiente Paola Muraro, indagata dalla Procura nell'inchiesta per la gestione dei rifiuti e i suoi collaboratori (non uno dei 23mila dipendenti al Comune capitolino qualunque), in particolare Marra dalle inchieste giornalistiche e da chi all'interno del M5S (in particolare Roberta Lombardi) l'aveva avvertita del rischio che rappresentava il virus che infettava il movimento.
Da queste vicende, si deduce che lei ha peccato di inadeguatezza nell'optare una classe dirigente di presunzione godendo di un'eccessiva autonomia rispetto all'ideologia di cui ne fa parte dove si incarnano i valori della trasparenza e dell'onestà tanto cari al M5S. Se seguiva i consigli dell'ex capo gabinetto, il magistrato Carla Maria Raineri, e di chi la metteva in guardia, a quest'ora sul tavolo di lavoro non avrebbe ricevuto nemmeno un avviso di garanzia, non-sinonimo di colpevolezza, continuando con pace e serenità il suo percorso di riportare la città, ferma ancora nell'immobilismo e nel degrado, nell'eterno splendore.
Roma ha bisogno di essere trainato da una guida, la Raggi e il Movimento Cinque Stelle sono lì apposta, coscienti che gli elettori gli hanno concesso l'occasione, da cui potrebbe essere il trampolino di lancio per passare da un ruolo di opposizione antagonista antisistema agli scranni del governo nazionale se governasse bene la città, cosa che in questi mesi non stanno dimostrando affatto. Urge un'inversione della rotta il più presto possibile trovando le risorse, momentaneamente non viste, oppure rischierebbe di consegnare prossimamente le chiavi del Campidoglio ad Alemanno con la parrucca bionda.
O un uomo barbuto con il parruccone grigio potrebbe staccare la spina per il bene del movimento nel caso in cui dovesse compromettere la situazione giudiziaria che potrebbe venire dalle scontanti dichiarazioni dell'ex capo personale del Comune nell'interrogatorio ai pm o forse da un processo per direttissima con una condanna dove lei stessa risulta indagata per falso e abuso d'ufficio nell’inchiesta relativa alla nomina a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio di Renato Marra o forse dall’emergere di un nuovo scandalo.
@fasulo_antonio
Commenti
Posta un commento